Come ti senti quando devi affrontare una prova? Non si tratta necessariamente di impegni lavorativi, anche la vita quotidiana può farti trovare dinanzi a scadenze ed esami. Il problema in questo caso non è tanto nell’adempimento richiesto, ma nel modo in cui lo affronti. È normale sentirsi agitati, significa dare importanza al compito che si sta per svolgere, pensando ai dettagli e cercando di organizzarsi al meglio. Non lo è invece quando l’ansia da prestazione si trasforma da risposta naturale che attiva, a ostacolo che blocca ogni tua azione.
Sommario
Cosa significa in concreto provare ansia da prestazione?
Non darsi la possibilità di sbagliare, imporsi una perfezione quasi impossibile da raggiungere, affinché tutto vada bene, senza intoppi. Peccato che in questo caso non si attiveranno le tue risorse interne, ma rimarrai incatenato alla tua idea di perfezione.
Questa è in concreto l’ansia da prestazione, ma la buona notizia è che si può capirne le dinamiche per poi superarle con un approccio che spezzi gli schemi a causa del disagio.
Sai che l’ansia è una risposta fisiologica e del tutto naturale?
Si manifesta ogni volta che ti senti in pericolo o sotto stress. Se da una parte è tua alleata, dall’altra può diventare parte di un meccanismo distorto, che ti porta ad auto-sabotarti.
Può riguardare l’ambito lavorativo, il contesto familiare e scolastico, oppure lo sport. Nelle sue manifestazioni più gravi porta ad attacchi di panico e isolamento.
Tra i sintomi più frequenti non solo una maggiore irritabilità, ma anche problematiche dell’apparato digerente, insonnia o disturbi nella sfera sessuale.
Le conseguenze dell’ansia da prestazione si riflettono non solo in un blocco psicologico, che sembra essere insormontabile, ma in una possibile paralisi generale.
Ed è così che quello che era un semplice adempimento lavorativo, assume le caratteristiche di un impegno di vitale importanza. Impossibile non sentirsi agitati o in ansia con tali premesse.
Le conseguenze dell’ansia da prestazione
Il risultato sperato non verrà conseguito e la performance complessiva non sarà soddisfacente. In altri casi, quando l’ansia raggiunge il massimo livello, non si riuscirà nemmeno a iniziare il lavoro.
Non lasciare che l’ansia da prestazione distrugga la tua vita, se ti hanno detto che non si può superare, tu non lasciare che le loro convinzioni siano le tue.
Hai la possibilità di sprigionare le tue potenzialità, vivendo il lavoro o le situazioni quotidiane come è giusto che siano, senza sentirti stressato, incapace o alla perenne ricerca di perfezione.
Quegli schemi interiori si ripetono in te, attivandosi a ogni prova da superare. È nella loro natura farlo, ma è proprio per questo che si possono riconoscere, osservare e infine spezzare.
Nulla di permanente, ma blocchi e rigidità che si sono accumulate negli anni e che ti condizionano nel tuo agire. Puoi decidere se lasciarti travolgere o affrontarli. Se la tua risposta è quella che immagino, lascia che ti spieghi come puoi combattere l’ansia da prestazione.
Come combattere l’ansia da prestazione? La psicoterapia con ipnosi
La paura di non essere perfetti, di essere mal giudicati e di fare brutta figura è qualcosa di naturale perché significa cercare approvazione, ma soprattutto da noi stessi. Dentro di noi si formano conflitti perché ci sono parti molto esigenti e rappresentano personalità forti e giudicanti che abbiamo integrato nella mente da bambini.
È possibile rassicurare quelle parti di noi che possono boicottare la nostra felicità con l’ipnosi, mettendo a freno pensieri che boicottano la nostra serenità. Una signora, ad esempio, non si sentiva mai all’altezza del marito in merito a richieste o a esigenze di manifestazione di affetto.
Si adoperava sempre nel fargli regali, comprare oggetti o cose futili per manifestargli l’amore che provava. Spesso questo suo atteggiamento, estremamente generoso, era dovuto ad un obbligo che lei sentiva dentro di sé, non naturale, e che in più il marito non capiva. Certo, ne era gratificato, ma poi la cosa diventava costosa e inutile.
Con l’ipnosi il problema si è risolto: la madre aveva atteggiamenti identici col marito quando lei era bambina e abbiamo chiuso il ripetersi ciclico delle stesse dinamiche.