Quel legame indissolubile, che trova nella vita e nell’amore la sua ragion d’essere, non esente da problemi e difficoltà, è il cuore pulsante del rapporto tra madre e figlia. Un amore che sboccia quando tutto è scoperta, novità e si evolve tenendo il passo con l’adolescenza prima e l’età adulta poi. Come si può convivere pacificamente col passare del tempo?
Sommario
La difficile arte di saper vivere
Crescere non è mai semplice, soprattutto quando a mancare nei primi anni di vita sono empatia, affetto e relazione dai propri genitori. Le insicurezze del presente sono il frutto di dinamiche familiari che spesso si tende a nascondere, quasi a non voler ammettere un problema.
Ed è per questo che i tratti del carattere sembrano essere così complessi da comprendere. Nascono nel passato e si manifestano lentamente, un sintomo alla volta, se così vogliamo dire, condizionando decisioni e relazioni. Il ruolo di madre è poi in continuo divenire, per una evoluzione che non conosce mai fine.
Si vuole essere all’altezza, dimostrando una sorta di invincibilità, cercando in tutti i modi di soddisfare la propria idea di perfezione, per poi riconoscere quella parte umana, che spesso porta con sé debolezza.
Perché è importante avere un buon legame coi genitori?
Il passato forgia la personalità e il carattere di una persona, soprattutto con riferimento all’infanzia. I genitori rappresentano un ancora a cui ci si aggrappa nei primi anni di vita, per sentire amore e protezione al tempo stesso. Del resto, nessuno è nato con il libretto di istruzioni in tasca e l’amore che si riceve all’inizio del cammino, va a delineare l’individualità futura.
Il rapporto tra madre e figlia è sicuramente quello che incide per la maggiore sul carattere, garantendo o meno un benessere psicologico stabile e duraturo.
Autostima e sicurezza di sé sono i primi aspetti a essere intaccati, quando a mancare sono empatia e amore. Stessa cosa vale per la fiducia nelle persone e in generale nel mondo, che porta a svariate difficoltà nella capacità di relazionarsi.
Il rapporto madre e figlia dall’infanzia all’età adulta
Se durante l’infanzia il rapporto tra madre e figlia è pressoché simbiotico, dal momento che provvede a soddisfarne tutti i bisogni primari, è pur vero che in questa fase della vita si delinea un legame, che troverà la sua conferma nell’adolescenza.
Con la crescita, il contatto col mondo e in generale le nuove esperienze incidono sul rapporto, donando nuove consapevolezze. Il ruolo di madre si trasforma e non c’è più dipendenza affettiva, ma una guida a cui tendere la mano.
L’adolescenza è il primo grande scoglio nel rapporto tra madre e figlia. Scontri, ribellioni e una ricerca di autonomia doverosa, ma pur sempre destabilizzante, almeno per la madre. Viene richiesto un nuovo cambio di ruolo, l’ennesimo sforzo per dare amore senza ferire. Peccato che l’adolescenza sia una fase delicata e di grande cambiamento.
In questo caso vige la regola dell’adattamento, una alle esigenze dell’altra, perché la protezione non deve essere d’intralcio all’individualità, ma nemmeno sfociare in una guerra continua.
Tutto si traduce in equilibrio, ponderazione del proprio sentire e a volte c’è bisogno di dialogo per ritrovare la pace. Mai commettere l’errore di rinchiudersi nel proprio mondo, ma comunicare le proprie sensazioni, mettendosi in gioco nei sentimenti.
In età adulta invece il legame si stabilizza, c’è parita tra madre e figlia. Non più discussioni quotidiane, accese liti per qualsiasi ragione, ma un confronto in cui la madre continua a essere un punto di riferimento, senza veti ma consigli. Questo è il rapporto che si viene a creare quando la crescita è stata all’insegna del dialogo e dell’amore, non di litigi, chiusure e distacco.
Come comportarsi nel rapporto madre e figlia?
Il rapporto madre e figlia necessita, comunque, in età adolescenziale di conflitti e di dinamiche complesse tra loro (senza escludere la figura paterna). Per la crescita infatti è necessario poter fare i conti ed espellere quei modelli introiettati.
L’adolescenza ha in sé tale scopo, ovvero consentire alla futura donna di sperimentare l’autonomia e rompere schemi che non servono più, diventati obsoleti.
La madre, invece, dovrebbe mantenere la propria autorevolezza, moderando con costante capacità di mediazione gli spazi e le richieste di sempre maggiore libertà. Non è cosa facile, ma la negoziazione è il solo modo adulto per accompagnare una adolescente nella crescita e nello sviluppo.
Occorre avere polso, capire i margini di contrattazione e un passo alla volta, uno spazio alla volta, accompagnare la figlia alle proprie libertà. Il conflitto è utile, perché denota cambiamento, ma deve essere risolto un po’ alla volta, con coerenza, chiarezza e soprattutto disponibilità al confronto. Segui il mio blog per nuovi approfondimenti!